martedì 8 marzo 2011

Malattie infiammatorie e infettive del sistema nervoso del gatto

  Le malattie infiammatorie e infettive del Sistema Nervoso (SN) del gatto
rappresentano, nonostante i grandi progressi compiuti dalla neurologia veterinaria
nella specie felina negli ultimi decenni, ancora un settore relativamente
poco conosciuto e che mantiene diversi aspetti oscuri o quantomeno dibattuti.
Obiettivo di questa lezione è affrontare in modo aggiornato, sistematico e
consequenziale l’approccio alle malattie infiammatorio/infettive che colpiscono
il gatto.
Nella specie felina, le malattie infiammatorie del SN sono da ascriversi soprattutto
ad eziologie virali, mentre le forme batteriche e protozoarie sono
molto più rare e le cosiddette forme “sterili”sono, a differenza di quanto avviene
nel cane, segnalate con estrema rarità.
CARATTERISTICHE CLINICHE DELLE MALATTIE
INFIAMMATORIE DEL SISTEMA NERVOSO DEL GATTO
In neurologia, la sintomatologia clinica è di norma legata alla regione neuroanatomica
colpita e, di conseguenza, i quadri sintomatologici possono essere
assai diversi in base alle strutture anatomo-funzionali interessate dal processo
patologico. È pertanto difficile tracciare un profilo sintomatologico comune
delle malattie infiammatorio-infettive in quanto, per la loro stessa natura,
possono colpire diverse strutture del SN. In presenza di malattie infiammatorie
del SN, all’esame clinico la localizzazione neuroanatomica della lesione
è di norma multifocale. Nonostante ciò, possono però essere individuati
alcuni tratti comuni a questa categoria di malattie. Da un punto di vista clinico,
le malattie infiammatorio-infettive, pur prediligendo i soggetti più giovani,
possono colpire gatti di qualsiasi età e, caratteristicamente, presentano
un esordio subacuto/acuto ed un decorso a carattere progressivamente ingravescente.
All’esame neurologico sono frequenti i reperti di alterazioni a carico
delle funzioni del tronco cerebrale, del prosencefalo e del midollo spinale.
Queste sono testimoniate rispettivamente da alterazioni dei nervi cranici, dell’andatura,
della propriocezione e dalla presenza di convulsioni, di alterazioni
del temperamento e della risposta alla minaccia.
IPOTESI CLINICHE DIAGNOSTICO-DIFFERENZIALI
In presenza di una localizzazione multifocale e del sospetto di una eziologia
infiammatoria/infettiva, le diagnosi differenziali cliniche devono prendere
in considerazione un panorama di malattie più o meno frequentemente segnalate
e di non sempre facile identificazione. Se le meningoencefaliti batteriche e protozoarie sono scarsamente rappresentate nella specie felina, altro
rilievo è rivestito dalle forme virali. In questa sede verranno descritte nei loro
tratti essenziali le principali malattie infettive del gatto, tra le quali la Peritonite
Infettiva Felina (FIP) riveste un ruolo di primaria importanza.
Peritonite Infettiva Felina
La Peritonite Infettiva Felina (Feline Infectious Peritonitis, FIP) è stata descritta
per la prima volta nel 1963, e attualmente è considerata una delle più
importanti malattie neurologiche del gatto. L’agente eziologico responsabile
della FIP è il FIPV (Feline Infectious Peritonitis Virus), ceppo mutante del
Coronavirus Felino (FCoV). Il FCoV è responsabile soprattutto di una forma
enterica benigna del gatto (Feline Enteric Coronavirus: FECV) e per molto
tempo si è pensato che esistessero due diversi tipi di coronavirus del gatto, appunto
il FECV e il FIPV. Solo in tempi relativamente recenti si è scoperto che
il FIPV rappresenta una mutazione spontanea del FECV in gatti precedentemente
infettati dal virus. La trasmissione del virus avviene di norma per via
oro-nasale, attraverso il contatto con le feci di gatti infetti da FCoV. I gatti affetti
da FIP non eliminano attraverso le feci il FCoV mutante che causa la FIP,
bensì solo FCoV.
Si ritiene dunque che la FIP di per sé non sia una malattia contagiosa bensì
un evento sporadico causato da una mutazione del virus che si è verificata
in un determinato soggetto.
Il FCoV non mutato si replica negli enterociti, causando una infezione
asintomatica o al massimo una diarrea di lieve entità, mentre la variante mutata
si replica nei macrofagi, causando la FIP. La mutazione del FCoV avviene
spontaneamente in una determinata regione del genoma. La possibilità che
il virus muti è proporzionale alla quantità di virus presente e alla sua persistenza
nell’ospite. Pertanto, tutti i fattori che aumentano la replicazione del
virus, come la depressione del sistema immunitario, la giovane età, gli stress,
le terapie con glucocorticoidi, gli interventi chirurgici, aumentano la possibilità
che avvenga questa mutazione. Non sono ancora chiariti i fattori che fanno
si che un gatto contragga la FIP mentre altri gatti, nella medesima situazione,
ne rimangano immuni. Il fattore chiave nella comprensione della patogenesi
della FIP è rappresentato dalla capacità che il virus mutante ha di replicarsi
nei macrofagi e, pertanto di diffondere ad altri tessuti.
La FIP è una malattia i cui effetti letali non sono causati direttamente dal
virus quanto piuttosto dalla serie di reazioni del sistema immunitario dell’ospite.
Le modalità di produzione delle lesioni chiamano in causa principalmente
due diverse teorie, che si integrano in vari modi nel produrre i tipici
quadri clinici. 1) il virus, entrato nei tessuti attraverso i macrofagi, attira an-
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ticorpi, frazioni del complemento, neutrofili e macrofagi producendo la tipica
lesione granulomatosa. 2) le lesioni sono il risultato della produzione di
complessi immuni circolanti che si depositano nelle pareti dei vasi (spt. a livello
di rene, uvea, peritoneo) e lì fissano il complemento originando così la
lesione granulomatosa. Si assume che questi complessi antigene-anticorpo
siano riconosciuti dai macrofagi ma non siano presentati alle cellule killer e
distrutti. Le lesioni endoteliali che ne conseguono producono una vasculite
immuno-mediata che è responsabile di una essudazione ricca di componenti
proteiche.
Le caratteristiche cliniche della malattia rispecchiano la patogenesi delle
lesioni ed i segni apprezzabili sono variabili in dipendenza della capacità di
risposta dell’ospite. Si distinguono classicamente una forma essudativa (o
umida), una forma non essudativa (o secca) e una forma mista. In realtà questa
distinzione è più per scopi didattici che reale, in quanto si è dimostrato che
le due forme coesistono pressoché sempre in proporzioni diverse. La forma
“essudativa” è caratterizzata da ascite e versamento toracico e/o pericardico.
Alla palpazione dell’addome possono essere avvertite anse fluttuanti o linfonodi
ingrossati. Questa forma non comporta di solito sequele neurologiche
clinicamente apprezzabili, anche se sono state documentate istopatologicamente
lesioni microscopiche al SNC. Tipicamente, il versamento peritoneale
è costituito da un trasudato modificato o da un franco essudato ad elevato contenuto
proteico per la lata concentrazione di γ-globuline. La componente cellulare
è invece modesta.
Circa il 30% dei gatti con FIP presenta segni a carico del SNC e, di norma,
questi soggetti presentano la forma “secca”. I segni clinici sono diversi e,
nella loro espressione, riflettono le lesioni nei diversi settori del SNC. Tra i
più comuni riscontrati, si hanno i segni a carico del tronco cerebrale, del cervelletto
e del midollo spinale. In particolare, vengono segnalate alterazioni
depressive dello stato mentale, atassia dei quattro arti, nistagmo patologico,
tetraparesi, segni cerebellari quali i tremori intenzionali e le alterazioni dell’equilibrio.
Di frequente riscontro è la corioretinite. La diagnosi ante mortem
non è sempre facile e si fonda sulla presenza di segni clinici e laboratoristici,
nessuno dei quali patognomonico. Oltre che i segni clinici descritti (a decorso
subacuto-progressivo), i gatti con FIP di norma presentano una grave iperprotidemia
(fino a 12 g/dL) e ipergammaglobulinemia, titoli positivi di anticorpi
anti-coronavirus, alterazioni del liquido cerebrospinale (LCS) in termini
di aumento notevole della concentrazione proteica (50-350 mg/dL) e del
rinvenimento di una marcata pleocitosi mista (>100 cell/μl). Alla Risonanza
Magnetica, si può evidenziare una presa di contrasto a livello di strutture periventricolari.
Per la diagnosi della FIP, si ritiene più utile l’esame del LCS
che non la diagnostica per immagini avanzata, anche se spesso nei gatti col-
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piti da FIP la raccolta del LCS può rivelarsi estremamente problematica per
le caratteristiche di alta viscosità del liquido stesso.
La prognosi, soprattutto per le forme di FIP neurologica, è pressoché invariabilmente
infausta nonostante i tentativi terapeutici, volti a ridurre l’abnorme
risposta immunitaria con dosi immunosoppressive di steroidi. Diversi
studi sono stati effettuati su farmaci antivirali, quali la ribavirina, l’ω-interferone
umano e l’ω-interferone felino, con risultati scoraggianti.
Virus dell’immunodeficienza felina (FIV)
Il virus dell’immunodeficienza felina è un virus in condizioni naturali
scarsamente neurotropo che di norma produce infezioni subcliniche, anche se
sono stati descritti casi caratterizzati da deficit neurologici specifici. Tra questi,
sono state documentate soprattutto alterazioni del comportamento, abnorme
aggressività, disorientamento, iperattività e convulsioni. Il virus, in condizioni
sperimentali, è in grado di produrre lezioni nervose, servite a modello
per lo studio dell’AIDS nell’uomo. È opinione comune che le forme cliniche
di FIV nervosa siano dovute piuttosto all’azione di agenti opportunisti, quali
il toxoplasma o il virus della FIP, piuttosto che non al virus stesso. Sono state
segnalate lievi alterazioni del LCS (modica pleocitosi mononucleata) sia
nella forma spontanea che in quella sperimentalmente indotta
Virus della leucemia felina (FeLV)
In letteratura esistono solo sporadiche segnalazioni di lesioni neurologiche,
soprattutto iperestesia, paraparesi e atassia, imputabili all’infezione con
FeLV.
Polioencefalomielite felina
La Polioencefalomielite felina è descritta come malattia cronica-subacuta
ad eziologia sconosciuta che colpisce gatti giovani e adulti. Diversi autori, dopo
che sono stati escluse le responsabilità di virus quali FIV, FeLV e FIP, ritengono
che la malattia possa essere causata da un Borna-like Virus. La malattia
si presenta istopatologicamente come una polioencefalomielite non
suppurativa variamente caratterizzata da atassia, perdita dell’equilibrio, nistagmo,
alterazioni del comportamento e convulsioni. Anche se l’esame del
LCS può essere modicamente alterato, la diagnosi definitiva è istopatologica.
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Toxoplasmosi
Nonostante la toxoplasmosi sia sempre associata al gatto, in quanto ospite
definitivo del parassita, la toxoplasmosi raramente produce nel gatto sindromi
cliniche a carico del SN. Quando questo accade, spesso la toxoplasmosi è
l’espressione di un germe di irruzione secondaria in un soggetto affetto da
FIV o in condizioni di immunodeficienza.
Ascessi cerebrali
Gli ascessi cerebrali rappresentano un’evenienza sporadica che può derivare
sia da una diffusione metastatica (endocarditi, focolai pneumonici) che
dall’estensione di un processo settico a carico dell’orecchio medio-interno,
dell’occhio e dei seni, nonché da fatti traumatici come i morsi penetranti di
altri animali. La diagnosi deriva dalla visualizzazione di una lesione tipicamente
caratterizzata da un core necrotico e da un vallo periferico che di norma
acquisisce contrasto sia alla TC che alla RMN.
PROTOCOLLO DIAGNOSTICO
I passi diagnostici successivi, finalizzati alla conferma del sospetto di malattia
infiammatoria del SNC e alla sua individuazione eziologica, comprendono
essenzialmente l’esecuzione di esami del sangue, comprendendo tra
questi le indagini sierologiche, ma soprattutto dell’esame del liquido cerebrospinale
(LCS). Altri ausili diagnostici, quali la diagnostica per immagini avanzata
(Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica Nucleare) trovano
ragione di essere soprattutto per la conferma o l’esclusione di altre ipotesi cliniche
diagnostico-differenziali.
L’esame emocromocitometrico
quasi mai alterazioni significative, in quanto la maggior parte delle malattie
infiammatorie del SNC del gatto decorre senza un apprezzabile interessamento
sistemico. Fa eccezione la FIP in quanto, nel corso di questa malattia
è possibile rilevare una serie di alterazioni che costituiscono un importante
tassello nella costruzione conclusiva dell’ipotesi eziologica. In corso di FIP è
infatti usuale rinvenire un notevole aumento delle proteine sieriche, imputabile
soprattutto ad un aumento delle frazioni beta e gamma globulinica. Questo
aumento delle proteine totali è spesso associato ad una ipoalbuminemia,
frutto della concomitante glomerulopatia, di frequente riscontro nei soggetti
affetti da FIP.
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In corso di malattia infettiva del SN del gatto, gli esami del sangue rivestono
importanza soprattutto nel settore della
di estrema utilità per rilevare presenza diretta dell’antigene (come
nel caso della FeLV) o di anticorpi (nel caso di FIV, FIP e toxoplasma). Deve
essere sottolineato che il ritrovamento di anticorpi anto-coronavirus non conferma
affatto la presenza di FIP.
Il prelievo e
strumenti diagnostici più importanti nell’approccio alle malattie infiammatorie
del SNC. Dal punto di vista patogenetico, queste malattie sono accomunate dall’infiltrazione
di leucociti provenienti dal circolo ematico nelle strutture del SNC
e dalla possibile compresenza di alterazioni della membrana ematoencefalica. Entrambi
questi aspetti possono essere documentati nelle alterazioni della composizione
del LCS, in particolare nell’aumento della componente proteica e cellulare.
Nella maggioranza dei casi, la presenza di un aumento del numero di cellule (
nel LCS, associata di solito anche ad un aumento delle proteine, permette
in primis di confermare il sospetto di una malattia infiammatoria del SNC, ed in
seguito di orientare ulteriormente la diagnosi verso una specifica malattia. Da questa
finalità deriva l’importanza di determinare la quantità e il tipo di cellule presenti
nel LCS. Le pleocitosi marcate riflettono di norma non solo l’interessamento
del tessuto nervoso, ma anche della componente meningea. L’esame del LCS è
particolarmente utile nel confermare il sospetto diagnostico di FIP. In questo caso
il LCS si presenterà di aspetto torbido e caratterizzato da una cospicua presenza di
proteine (soprattutto globuline) oltre che da una marcata pleocitosi mista, costituita
da neutrofili e mononucleati e, in qualche sporadico caso, eosinofili.
ed il profilo biochimico non presentanosierologia, dove si possono dimostrarel’analisi del liquido cerebrospinale (LCS) rappresentano uno deglipleocitosi)
DECORSO E POSSIBILITÀ TERAPEUTICHE
Nonostante i progressi compiuti nel settore, la diagnosi e, di conseguenza,
la terapia delle malattie infettive/infiammatorie del SN del gatto presentano
ancora molti aspetti non chiariti e, per certi versi, frustranti. Per definizione,
in mancanza di adeguata terapia, la progressione dei sintomi clinici è continua
e ingravescente. Va sottolineato che la prognosi in caso di encefalite di
qualsiasi natura è sempre fortemente riservata; in aggiunta, non potendo sempre
arrivare ad una diagnosi definita, anche le scelte terapeutiche sono spesso
orientate in base ad elementi diagnostici non conclusivi.
Bibliografia disponibile a richiesta presso l’autore
Indirizzo per la corrispondenza:
Gualtiero Gandini, Dipartimento Clinico Veterinario - Via Tolara di Sopra, 50
40064 Ozzano Emilia (BO) - E -mail: gualtiero.gandini@unibo.it

VALUTAZIONI CLINICO-PATOLOGICHE E DIAGNOSTICHE SU ALCUNI CASI CLINICI ATIPICI

48. congresso Scivac - PERITONITE INFETTIVA FELINA:
 
Stefano Bo1 Med Vet, Saverio Paltrinieri2
 
Libero professionista, Torino
 
Dipartimento di Patologia Animale, Igiene e Sanità Pubblica, Università di Milano
 
Premessa:La Peritonite Infettiva Felina (FIP o PIF) è una malattia immuno-mediata del gatto,ad esito fatale nella maggior par-
te dei casi clinicamente manifesti, espressione di una serie di infezioni sostenute da virus denominati coronavirus felini (FCoV)
Clinicamente un gatto che sviluppa la FIP può presentare iniziale depressione del sensorio, letargia, anoressia. In seguito spes-
so sviluppa una febbre modicamente elevata e che non risponde alla terapia antibiotica e gradualmente dimagrisce. Se si svi-
luppa la forma essudativa della FIP, il paziente presenta un addome ingrossato e, spesso, problemi respiratori dovuti all’accu-
mulo di liquidi in addome che spingono sul diaframma o anche per la presenza di liquidi direttamente in torace. La forma sec-
ca ha manifestazioni più vaghe, e può presentarsi con segni diversi (convulsioni, vomito, depressione, uveite) in funzione del-
l’organo prevalentemente colpito o anche solo con letargia e perdita di peso. In entrambe le forme, alle manifestazioni cliniche
correlate alle lesioni d’organo si associano alcune alterazioni clinico-patologiche che possono risultare discriminanti per la con-
ferma diagnostica della FIP: anemia non rigenerativa, leucocitosi con linfopenia e neutrofilia, iperproteinemia (con iper-γ-glo-
bulinemia e/o aumento anche delle α2-globuline). Altri aspetti diagnostici importanti sono l’aumento della α1-glicoproteina aci-
da, il riscontro di flogosi piogranulomatosa in citologici prelevati da eventuali masse addominali e, nelle forme effusive, l’ana-
lisi dei versamenti che presentano un quadro citologico di flogosi cronica mista, proteine elevate e ricche di gamma-globuline e
che possono essere utilizzati per ricercare immmunocitologicamente il FCoV. La sierologia e le tecniche molecolari (PCR e sue
modificazioni),importantissime nel controllo della diffusione della malatia negli allevamenti,non hanno invece alcun valore dia-
gnostico. Il gold standard per la diagnosi rimane l’esame istopatologico di biopsie tissutali. In caso di FIP vi sono all’esame
microscopico delle alterazioni caratteristiche osservabili da un patologo. L’orientamento perivascolare dei piogranulomi è il qua-
dro principalmente utilizzato.
Scopo del lavoro:Scopo del lavoro è stato di ottenere dati su casi di FIP in cui ad un esame retrospettivo le manifestazioni cli-
niche, la localizzazione delle lesioni e/o gli esami eseguiti erano atipici.
Materiali e metodi:Sono stati raccolti 20 casi di cui è stato possibile valutare le manifestazioni cliniche, la localizzazione del-
le lesioni, gli esami di laboratorio e l’esame istologico. La diagnosi di peritonite infettiva felina è stata basata sui risultati degli
esami istologici.
La conferma della presenza dei FCoV nei campioni bioptici od autoptici esaminati è stata effettuata tramite immunoistochimi-
ca su sezioni di tessuto fissate con formalina al 10% e dello spessore di 5 μdeparaffinate. Dopo blocco delle perossidasi endo-
gene su tali sezioni venivano applicati l’anticorpo primario anti-FCoV (gentilmente fornito dal Prof. N.C. Pedersen, Università
di Davis), l’anticorpo biotinilato ed il complesso avidina-biotina perossidasi. Dopo aggiunta del cromogeno (diaminobenzidina
o carbazolo) le sezioni venivano controcolorate con ematossilina.
Risultati:Dei 20 casi esaminati,6 presentavano lesioni intestinali di tipo proliferativo con quadri misti di ispessimento della pa-
rete,necrosi e similocclusioni. 3 presentavano segni neurologici compatibili con encefalomielite,ma ad andamento cronico,con
durata che in un caso ha raggiunto anche l’anno; 3 con patologie pleuriche atipiche e 2 con alterazioni a carico dei reni, 1 con
sola pericardite, 1 con epatopatia ed uno con splenomegalia. Nei due casi in cui era presente versamento pleurico, questo era
monolaterale e con caratteristiche chimico-fisiche non suggestive di FIP. Due dei casi con versamento si sono risolti per tempi
lunghi prima di esitare in forme letali di FIP.
Tutti i 6 casi con enterite presentavano una massa intramurale solitaria con interessamento di tratti di intestino variabile tra i 3
ed 12 cm. Tra questi soggetti non c’era prevalenza di sesso e l’età era compresa tra 1 e 3 anni.
Tranne che in un caso le alterazioni clinicopatologiche (esami ematochimici, elettroforesi delle sieroproteine e dell’eventuale
versamento, esami citologici) non sono risultate del tutto suggestive della patologia in atto che è stata confermata solo in corso
di esame istologico e mediante immunoistochimica.
Conclusioni:Nonostante nella gran parte dei casi di FIP i sintomi e le alterazioni clinico-patologiche siano nell’insieme diagno-
stiche come in tutte le forme patologiche è possibile incontrare casi atipici come quelli qui descritti. In questi casi si conferma
l’importanza di identificare il virus mediante tecniche immunoistochimiche. Tra le forme atipiche è importante segnalare l’au-
mento delle forme primariamente intestinali spesso confuse con tumori o con quadri di enterite intramurale necrotizzante.
Indirizzo per la corrispondenza:
Dr. Stefano Bo
Via Provana 3 - 10123 Torino
Professore a contratto in Clinica delle malattie infettive
Facoltà di Medicina Veterinaria Torino
E-mail:stefano.elleviti@libero.it

Virologia ed esami consigliati

 

  • Coronaviridae
  • Famiglia di RNA-virus.
  • Monofilamento.
  • Grandi dimensioni (fino a 220 nm).
  • Con envelope.
  • Frequenti ricombinazioni genetiche "naturali" in vivo.
Coronavirus felini (FCoV):
Correlati antigenicamente con TGEV (suino) e CCV (cane) ed altri Coronavirus.

In passato i biotipi clinicamente importanti per i felini venivano classificati in base alle patologie indotte:
FECV (Feline Enteric CoronaVirus)
  • Agisce solo a livello enterico (vedi oltre)
  • Colpisce animali giovani
  • Modica gravità, autolimitante
  • La ricerca con la PCR ha però permesso l'isolamento anche nel sangue periferico e in organi interni
FIPV (Feline Infectious Peritonitis Virus)
  • è il frutto della mutazione di un FECV. Nel singolo gatto, la possibilità che avvenga la mutazione è legata all'intensità della replicazione virale, ovvero al "carico virale individuale". La mutazione è più probabile in caso di situazioni di stress
  • Azione sistemica
  • Prognosi infausta
  • Scarsa infettività, anche se vi sono rari casi in cui avviene la disseminazione enterica di virus patogeno da parte di un gatto ammalato
  • Struttura antigenica molto simile; probabilmente sono biotipi differenti di un singolo virus. é possibile e probabile la conversione del biotipo enterico a quello sistemico. La forma mutata è il virus della FIP, che deve essere considerata ad alta patogenicità ma di scarsa infettività.
Resistenza nell'ambiente:
  • · Rapidamente inattivato da detergenti e disinfettanti
  • · In condizioni sperimentali, le secrezioni essiccate e conservate a 21°C possono proteggere il virus per settimane

Patogenesi

Definizione di FIP: vasculite immuno-mediata, che avviene nel 5-10% dei gatti con infezione da FcoV (Addie, 1998).
La FIP è una patologia da immuno-complessi, nella quale gioca un ruolo importante la fissazione del Complemento.
Colpisce i felini domestici e selvatici.

Trasmissione:
· diretta
  • * tra gatto e gatto
  • * perinatale
· indiretta
  • * feci
  • * secrezioni oro-nasali
  • * scarsa resistenza nell'ambiente e sensibile ai comuni disinfettanti
Ingresso per via oronasale.

Replicazione nei tessuti:
  • * faringei
  • * enterici (sede definitiva per il FECV)
  • * respiratori
Viremia, tramite i monociti.
Anche se solitamente il virus enterico è altamente infettante, esistono dei gatti resistenti: infatti il 4% dei gatti sembra essere del tutto resistente all'infezione da FCoV, non diffonde il virus e ha una risposta anticorpale praticamente non rilevabile.
Target virale: macrofagi del SRE.
La formazione di anticorpi è all'origine delle lesioni:
· Formazione di immunocomplessi (ipersensibilità tipo Arthus)
  • * deposito nelle pareti vascolari, con conseguente vasculite
  • * amplificazione della flogosi per azione di interleuchine e prostaglandine
  • * formazioni di perivasculiti necrotizzanti piogranulomatosa
La comparsa di una forma clinica, la tipologia della stessa ("secca" o "umida") e la velocità dell'inesorabile progressione sono legate a:
· Variabili legate al virus
  • Ceppo
  • Dose
  • Via d?ingresso
· età del gatto ?
  • massima prevalenza negli animali di età compresa tra 6 e 24 mesi. L'80% dei gatti FIP < 2 aa.
  • può comunque colpire gatti di qualsiasi età: esiste un picco di prevalenza anche tra 10 e 14 aa.
· infezioni concomitanti ?
  • * Infezioni concomitanti con retrovirus (FeLV e FIV) facilitano l'infezione da coronavirus e contribuiscono alla gravità dei segni clinici in caso di FIP
· Stress, condizioni ambientali
  • * Gli ambienti comunitari, sovraffollati, sono legati ad alte incidenze di sieropositività (90%), con titoli anticorpali più elevati rispetto a quelli riscontrabili in gatti che vivono in ambienti più controllati. Per alcuni gatti la vita in comunità è una fonte di stress molto importante.
· predisposizione genetica
  • * sono predisposti i gatti di razza, sia per motivi genetici sia perchè più facilmente vivono in gruppi/allevamenti (fonte di stress, vedi sopra)
Si ricorda ancora che la fonte virale è una mutazione del FECV in FIPV

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Segni clinici
Ampia variabilità sia nella forma che nella gravità.
Se non sono presenti imponenti versamenti, i segni clinici sono aspecifici:
· febbre
· letargia
· anoressia
· dimagramento
· vomito
· diarrea
· anemia
Esistono 2 forme principali:
"UMIDA"/Essudativa:
· Presente in 3/4 dei gatti colpiti
· Si sviluppa quando prevale la risposta umorale, mentre è debole quella cellulo-mediata
· è l'effetto di un fenomeno di ipersensibilità di tipo III
· Secondaria ad aumentata permeabilità delle pareti vascolari
· Il fluido è ricco di proteine
· Accumuli principali in cavo peritoneale e pleurico
· Possibili versamenti anche in cavo pericardico, area subcapsulare renale e scroto
· Prova della succussione positiva
· Possibile coagulazione del liquido, con formazione di compartimenti
· Estensione della flogosi agli organi contigui (fegato, pancreas etc.)
· Sierose colpite da sierosite fibrinose, con placche ed adesioni
"SECCA"/Granulomatosa:
· Presente in ¼ dei gatti colpiti
· Si sviluppa quando prevale una risposta infiammatoria cellulo-mediata (non protettiva)
· Lesioni piogranulomatose diffuse
· Sintomatologia legata alla sede dei piogranulomi
· Visceri addominali
* Fegato - epatomegalia, ittero etc.
* Rene - nefromegalia (irregolare), insufficienza renale etc.
· SNC
* esprimono una meningoencefalite piogranulomatosa multifocale
* variano a seconda dell'area colpita
* atassia
* convulsioni
* alterazioni comportamentali
* etc.
· Occhio:
* spesso bilaterali
* uveite
* ipopion, ifema
* ipotonia
* emorragie retiniche con possibile distacco
* etc.
Alcuni gatti sono affetti da entrambe le forme (ad es. un versamento addominale & uveite).
Febbre presente in entrambe le forme:
· nella "umida" Þ andamento altalenante
· nella "secca" Þ persistente
Coagulazione Intravascolare Disseminata (DIC)
· è una complicazione frequente
Prognosi
L'infezione da FCoV ha 3 possibili esiti:
1. Il gatto sviluppa la FIP (fino al 10% delle infezioni, a seconda della presenza o meno dei fattori di rischio prima evidenziati). La FIP è invariabilmente fatale nella forma effusiva, con attesa di vita di gg.-settimane. Vi sono rari casi di controllo della patologia fino ad 1 anno in forme granulomatose.
2. La grande maggioranza dei gatti produce anticorpi sistemici e riesce a debellare l'infezione da FCoV dopo un periodo di tempo variabile e il titolo degli anticorpi ritorna a zero. Il 58% dell'eliminazione del FCoV dura fino ad un mese e il 95% meno di 9 mesi.
3. Il gatto diventa un portatore a vita di FCoV (il 13% dei gatti infetti). Questi gatti eliminano continuamente il FCoV attraverso le feci e si mantengono per lo più perfettamente sani, anche se alcuni sviluppano una diarrea cronica.
Diagnosi
La diagnosi è difficile. Nelle forme piogranulomatose può anche essere impossibile.
Unico metodo definitivo: esame istopatologico dei tessuti colpiti e conseguente indagine immuno-istochimica del tessuto. La raccolta può avvenire con:
· Animale in vita: biopsia
· Animale deceduto: autopsia
· La perivasculite granulomatosa è caratteristica
Nella letteratura si riporta che in assenza di esame istopatologico la malattia si può solo sospettare e si devono assemblare anamnesi, segni clinici e sierologia. Nella nostra esperienza un uso giudizioso della PCR (vedi oltre) permette di raggiungere la diagnosi con sufficiente accuratezza.
Esame emocromocitometrico
· alterazioni aspecifiche
* neutrofilia
* linfopenia
* anemia normocromica/normocitica nel 50% dei gatti
* a volte piastrinopenia
Profilo coagulativo
· DIC
* allungamento dell?aPTT e/o del PT
* ipofibrinogenemia. Considerando che la FIP è una patologia fortemente pro-infiammatoria, anche livelli normali di fibrinogeno devono far sospettare un aumento dei consumi (DIC), il sequestro (nel versamento) e/o la mancanta produzione epatica
* aumento degli FDPs
* aumento dei D-Dimeri (anche se sono difficili da determinare nel gatto)
Esame chimico-clinico
· alterazioni dei parametri legate agli organi coinvolti
· iperglobulinemia policlonale
* alta sensibilità
* scarsa specificità
Esame urine
· alterazioni dei parametri legate agli organi coinvolti
Esame del versamento (quando presente)
· Caratteristiche di un essudato
· Liquido giallo/dorato, vischioso, con fiocchi di fibrina
· Le cellule presenti sono solitamente neutrofili, linfociti e macrofagi
· Realizzare l'elettroforesi delle proteine del versamento
· Con pt > 3.5 gr/dl + globuline > al 50%: sensibilità del 100% ma specificità del 13-71%
· NB: qualsiasi flogosi cronica e neoplasia può generare un versamento simile quello "tipico" da FIP; l'analisi del liquido è fondamentale per escludere un versamento purulento settico, oppure per la diagnosi di un versamento secondario ad es. ad un linfoma. Vi sono però patologie infiammatorie viscerali, ad es. le colangioepatiti, che sono a volte associate ad un versamento essudatizio, con presenza di cellule macrofagiche. Risulta fondamentale quindi il reperimento del virus nel versamento e a nostro giudizio la PCR quantitativa rappresenta il test di prima scelta.
Esame sierologico:
· Gli Ab indotti dal FIPV sono indistinguibili da quelli indotti dal FECV (molto più frequente)
· Gli aa. portatori possono avere titolo basso o assente
· Gli aa. con forma clinica in corso hanno spesso un alto titolo anticorpale
· Gli aa. con forma clinica grave possono essere privi di ab, perché gli Ab si legano al virus Þ il 50% dei gatti con forma clinica presentano un titolo anticorpale < 1:100
· Dosaggio anticorpi:
* Nelle infezioni da coronavirus compaiono 7-10 gg. l'ingresso dell?agente eziologico
* Il test è di scarsa utilità per il riconoscimento dei gatti portatori della forma enterica. Sono stati descritti casi in cui il titolo anticorpale IFAT è diminuito solo 25 mesi dopo che l'animale aveva smesso di espellere il virus.
* Gatti considerati positivi e a rischio se il titolo è > 1.600/1:3.200
* Forme ?secche?: > 1:3200
* Forme ?umide?: 1:100-1:3200
* Alti titoli: alta sensibilità, scarsa specificità
* titoli medi o bassi: ??
* Con titolo > 1:3.200 si considera il gatto "predisposto" a sviluppare la patologia
* valutazione della cinetica ?
· Metodica IFI (immunofluorescenza indiretta)
* 1a scelta, nel caso si voglia utilizzare la sierologia
* Valori quantitativi
· Metodica ELISA, RIM
* disponibile per uso ambulatoriale.
* Semiquantitativo: la positività equivale ad un titolo IFA >/= a 1:3.200 (vedi anche le indicazioni dei Produttori)
* Utilità ?
Esame virologico
· Immunofluorescenza diretta sul versamento (studio sperimentale della Facoltà di Med. Vet. dell'Università di Milano)
· RT-PCR (vedi anche una tabella riassuntiva)
* è la metodica di 1a scelta
* Si può eseguire su versamenti, liquor, feci, aspirati linfonodali e organi. Il ritrovamento dei FcoV su sangue periferico, sia di esito positivo o negativo, è di scarso significato clinico, perchè il coronavirus enterico può localizzarsi anche in fegato, milza e reni e può circolare nel sangue (fino al 37% dei gatti sani presenti in una colonia).
* Non esiste una PCR per FIP, perchè è impossibile discriminare tra la forma enterica ?benigna? e la forma mutata, "maligna", che causa la FIP.
* Sarebbe bassa la probabilità di ritrovare il FeCV sia nel liquor che nei liquidi di versamento.
* Un gatto con un'alto carico infettante di FeCV avrebbe una probabilità più alta di sviluppare la FIP, considerando che vi sarebbero un numero più alto di organismi suscettibili alla mutazione che fa avvenire la FIP.
* Se il gatto elimina il FCoV in maniera intermittente, il giorno successivo al campionamento un gatto che elimina il virus potrebbe avere smesso di farlo, o viceversa. Per questo motivo una serie di almeno 3 valori consecutivi negativi sarebbero necessari per assicurare la negatività ai FCoV.
Per un utilizzo pratico della RT-PCR è disponibile una tabella riassuntiva
Diagnosi differenziale
Possono presentare segni clinici simili alla forma effusiva le cardiomiopatie, le epatopatie, le neoplasie epatiche, il linfosarcoma timico e le rare micosi sistemiche.
Terapia
Palliativa
· Immunosoppressiva
* Prednisone 2-4 mg/kg q24h PO, SC
* Altri immunosoppressivi che sono stati impiegati: clorambucile, ciclofosfamide, melfalan
· Paracentesi
* Solo in emergenza
* Porta a grave deplezione proteica
· Altre
* ASA: 10 mg/kg q48-72h PO
* Interferone: 30 UI/kg/die PO
* Vitamina C: 125 mg/gatto q12h PO
* Tiamina: 100 mgr/gatto/die
* Ciclosporina PO
Antivirale
· L'unica molecola antivirale che presenta un minimo interesse per la terapia della FIP è l?interferone felino. La posologia consigliata nel solo studio ad oggi disponibile prevede l?inoculazione di 1 milione di unità/kg q48h SC per 4 settimane e poi una volta a settimana per mesi. La terapia antivirale viene associata a corticosteroidi. Ulteriori informazioni sono disponibili nel sito della Prof.ssa Diane Addie, dell'Università di Glasgow

Profilassi
Diretta
Lo screening di massa:
· ha scarsa validità a causa della cross-reazione tra FIPV e FECV
· eventuale significato solo nelle comunità, per creare un gruppo SPF
· in gruppi numerosi di gatti, è sufficiente testare in mdo random 3-4 gatti. Se vi sono sieropositivi, è sicura la presenza del virus in tutto il gruppo.
L?igiene ambientale è molto importante, a partire da un numero adeguato di lettiere, dalle quali si tolgano le deiezioni una volta al giorno e che vengano lavate e disinfettate una volta a settimana. Sarebbe anche opportuno tenere coperte le cassette per evitare la dispersione di particelle virali.
Isolare le gatte gestanti sieropositive prima del parto e sottrarre i gattini dopo 5-6 settimane di vita (il contagio non avviene per via transplacentare). La bontà della procedura si valuta con un test sierologico sui gattini, da eseguire dopo le 10 settimane. Questa tecnica di svezzamento precoce ha prevedibilmente degli effetti disastrosi sul futuro comportamento dei gattini
Gestione dei gatti sieropositivi:
· Un gatto sieropositivo può negativizzarsi in qualsiasi momento tra 3 mesi e qualche anno. Può essere testato ogni 3-6 mesi.
· Un gatto sieronegativo non dovrebbe emettere il virus enterico con le feci
· Il 33% dei gatti sieropositivi emette il virus con le feci. Esiste una piccola percentuale di gatti che è disseminatore a vita. è riconoscibile dal fatto che l'escrezione si mantiene per più di un anno
Indiretta
Negli USA disponibile dal 1991 un vaccino VA, a somministrazione intranasale:
· la replicazione avviene solo nelle vie nasali, perchè sensibile al calore
· efficace se la dose infettante è bassa.
· La sua efficacia è limitata dal fatto che la 1a inoculazione deve essere praticata a 16 settimana, quando la maggior parte dei gatti a rischio sono già infetti
· valutazione difficile per le peculiarità della patologia:
* scarsa morbidità
* variabile patogenicità dei diversi ceppi virali esistenti (il vaccino è preparato a partire dal sierotipo II, che è meno frequente del sierotipo I)
* sensibilità individuale
* etc.

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Indicazioni pratiche per l'uso della RT-PCR per coronavirus felini (tabella riassuntiva)

Laboratorio d'Analisi Veterinarie "San Marco", Padova
Indicazione
 Campione da raccogliere
 Commenti

Ricerca di animali portatori, al fine di creare un allevamento indenne da coronavirus
 Tampone fecale
 La sierologia non è adatta a questo scopo, perchè un gatto sieropositivo potrebbe in realtà aver terminato l'escrezione virale e potrebbe essere mantenuto nell'allevamento.
La PCR, quando positiva, esprime una certezza in relazione allo stato di portatore. La carica enterica è maggiore nelle fasi iniziali. Se la quota di virus riscontrata nelle feci è bassa, è probabile che l'emissione del virus con le feci si stia riducendo e che sia possibile una negativizzione entro qualche mese.
In caso di negatività, vi sono 2 possibilità: il gatto è indenne e/o ha terminato l'escrezione virale, oppure il FCoV è ancora presente, ma l'escrezione è intermittente. I gatti con PCR negativa nelle feci dovrebbero essere ritestati 3 volte nell'arco di 2 mesi (secondo alcuni Autori anche più frequentemente, ma l'alta sensibilità della nostra metodica probabilmente permette di ridurre questi campionamenti)

Sospetta FIP "umida", con presenza di un versamento
 Essudato, conservato in una provetta con K3EDTA, da conservare ed inviare refrigerata. Il campione deve giungere al Laboratorio entro 3 gg. dalla raccolta
 La ricerca del RNA virale nel fluido è a nostro avviso una metodica eccellente per la diagnosi della FIP. Pur ammettendo che il paziente sia affetto da altra patologia e che casualmente vi sia del coronavirus enterico nel circolo periferico che arrivi al fluido campionato, è certo che la quantità di virus, in questo caso sia minima, mentre nelle forme essudative secondarie a FIP, con la PCR quantitativa si osservano costantemente altissimi titoli virali. Sarà quindi la quantificazione del virus, permessa dalla metodica Real Time da noi utilizzata, a discriminare tra una presenza casuale di un FCoV e una FIP "umida".
Si suggerisce contestualmente di eseguire la ricerca del virus anche su sangue intero in K3EDTA. Solitamente in caso di FIP è positivo il versamento ma non il sangue

Sospetta FIP "secca", localizzata (fegato, rene, linfonodi)
 Ago aspirato. Inviare al Laboratorio la siringa ancora inastata con l'ago utilizzato per il campionamento
 Nella nostra esperienza, in caso di FIP "secca", la quantità di virus ottenibile dalla siringa è molto alta. Ovviamente si suggerisce contestualmente di eseguire anche, con un'altra siringa, un'aspirazione per ottenere dei campioni citopatologici.
Si suggerisce contestualmente di eseguire la ricerca del virus anche su sangue intero in K3EDTA. Solitamente in caso di FIP è positivo l'ago aspirato ma non il sangue

Sospetta FIP "secca", in caso di uveite
 Umor acqueo, conservato in K3EDTA
  La PCR è la metodica di prima scelta per questa condizione clinica

Sospetta FIP "secca", in presenza di sintomi neurologici
 Liquido cefalo-rachidiano conservato in K3EDTA
 
Vedi sopra

Varie
 Sangue intero in K3EDTA (sconsigliato)
 E' discutibile utilizzare il sangue periferico come campione biologico per la ricerca dei coronavirus. Si deve ricordare che il virus enterico può sporadicamente localizzarsi anche nel circolo ematico. Di conseguenza, in caso di positività, è impossibile distinguere tra la comune ed asintomatica infezione enterica e la FIP.
Se si volesse invece utilizzare il sangue per la diagnosi di FIP, in assenza di lesioni campionabili (fluidi, lesioni viscerali etc.), si ha comunque di fronte una prova a bassa sensibilità, perchè quasi sempre, in base ai nostri dati, la FIP, secca o umida, non è associata a viremia.
E' possibile che nel prossimo futuro anche in questa particolare situazione, la quantificazione del virus circolante tramite la metodica quantitativa permetta di superare i problemi prima elencati. Ad oggi però mancano dati al riguardo sia dalla letteratura che dalla nostra pratica clinica.
In conclusione noi sconsigliamo l'uso del sangue periferico per la ricerca dei coronavirus.

Valutazione di gatti asintomatici, conviventi con gatti ammalati di FIP
 ?
 Non esiste alcun test per diagnosticare una FIP prima che compaia la forma clinica.
Il tampone fecale può solo permetterci di riconoscere la forma enterica, comunque molto frequente.

Autore: T. Furlanello, DVM, Dip ECVCP, Febbraio 2010

http://www.sanmarcovet.it/

IL VIRUS LETALE DEI GATTI

Cos’è la peritonite infettiva felina?
■ La peritonite infettiva felina (FIP) è causata da un coronavirus felino (FCoV).
■ L’infezione da FCoV è ubiquitaria ed è particolarmente comune negli ambienti ad
elevata densità di gatti.
■ Solo una parte dei gatti infetti sviluppa la FIP.
■ Lo stress (adozione, castrazione, trasferimento in una pensione) predispone i
gatti alla malattia.
■ La FIP è particolarmente comune nei gatti di età inferiore ad un anno e negli
ambienti ad elevata densità di gatti.
■ I gatti di razza sembrano essere maggiormente colpiti.
■ Il FCoV può sopravvivere per circa 2 mesi in ambiente secco.
■ Il FCoV viene rapidamente reso inattivo da detergenti e disinfettanti.
Infezione
■ Le feci di gatti che eliminano il virus rappresentano la principale fonte di infezione
da FCoV; la trasmissione del virus mediante la saliva o durante la gravidanza è rara.
■ Il FCoV può essere trasmesso in modo indiretto (lettiera, scarpe, indumenti).
■ I gatti iniziano ad eliminare il virus entro una settimana dall’infezione e
continuano ad eliminarlo per settimane o mesi, a volte per tutta la vita.
■ La FIP è causata da varianti del FCoV (mutanti) che si riproducono rapidamente
nei macrofagi e nei monociti.
■ La carica virale e la risposta immunitaria del gatto determinano l’eventuale
comparsa della FIP.
Segni clinici
■ La maggior parte dei gatti infetti da FCoV rimane sana o mostra solo una lieve
enterite.
■ Febbre altalenante, perdita di peso, anoressia e depressione sono segni comuni
delle prime fasi della FIP.
■ Se si sviluppa la malattia, la FIP può comparire nelle seguenti forme:
- forma essudativa (umida), caratterizzata da polisierosite (ascite, versamento
toracico e/o pericardico) e vasculite
- forma non essudativa (secca), caratterizzata da lesioni granulomatose in
diversi organi (renomegalia, diarrea cronica, linfoadenopatia)
Queste sono considerate forme cliniche estreme della stessa condizione.
■ I segni oculari includono uveite, precipitati cheratici (“a grasso di montone”)
nella camera anteriore dell’occhio, manicotti perivascolari retinici e corioretinite
piogranulomatosa.
■ I segni neurologici (in circa il 10% dei gatti) includono atassia, iperestesia,
nistagmo, convulsioni, alterazioni comportamentali e deficit dei nervi cranici.
■ I segni clinici sono altamente variabili e dipendono dalla distribuzione delle
lesioni.
Diagnosi
■ Non sono disponibili test di conferma non invasivi per la forma secca.
■ I reperti di laboratorio indicativi di FIP comprendono linfopenia, anemia non
rigenerativa, aumento delle proteine totali del siero, iperglobulinemia, riduzione
del rapporto albumina/globuline, aumento dei livelli della α-1 glicoproteina acida e
aumento dei titoli degli anticorpi anti-FCoV.
■ Da solo, un elevato titolo degli anticorpi anti-FCoV non ha valore diagnostico.
■ Il versamento indicativo di FIP mostra positività al test di Rivalta, elevato livello di
proteine, ridotto rapporto albumina/globuline e presenza di neutrofili e macrofagi.
■ La presenza di cellule positive per gli antigeni del FCoV (immunofluorescenza,
immunoistochimica su campioni bioptici provenienti da piogranulomi o sedimento
cellulare del liquido ascitico) identificate presso laboratori specialistici conferma la
FIP.
■ I test RT-PCR per il FCoV su campioni di sangue non sono utilizzabili per la diagnosi,
perché non è possibile distinguere i virus mutanti che inducono la FIP dai “normali”
FCoV.
Gestione della malattia
■ La FIP ha una prognosi infausta. Il tempo mediano di sopravvivenza dopo la
diagnosi è di 9 giorni.
■ È necessario considerare l’eutanasia solo dopo la diagnosi definitiva.
■ Il trattamento di supporto ha l’obiettivo di sopprimere la risposta infiammatoria e
immunitaria nociva in genere con corticosteroidi. Tuttavia, l’utilità di tali farmaci
non è dimostrata.
■ Negli ambienti domestici in cui è deceduto un gatto con FIP, è consigliabile
attendere 2 mesi prima di introdurre un altro gatto. Gli altri gatti dello stesso
ambiente sono probabilmente portatori del FCoV.
■ La FIP è un problema nei gatti che vivono in gruppo (allevamenti e gattili) e viene
raramente osservata nei gatti che vivono sia in casa che all’aperto.
■ È possibile ridurre il rischio di contaminazione mediante un’igiene rigorosa e
tenendo i gatti in gruppi piccoli e ben adattati, con lettiere in numero sufficiente e
frequentemente pulite o ancora con accesso all’aperto.
■ I gatti che eliminano il FCoV possono essere identificati mediante lo screening
con test RT-PCR quantitativo delle feci, sebbene siano necessari diversi campioni
(4 campioni nell’arco di 3 settimane).
http://www.abcd-vets.org/