martedì 8 marzo 2011

IL VIRUS LETALE DEI GATTI

Cos’è la peritonite infettiva felina?
■ La peritonite infettiva felina (FIP) è causata da un coronavirus felino (FCoV).
■ L’infezione da FCoV è ubiquitaria ed è particolarmente comune negli ambienti ad
elevata densità di gatti.
■ Solo una parte dei gatti infetti sviluppa la FIP.
■ Lo stress (adozione, castrazione, trasferimento in una pensione) predispone i
gatti alla malattia.
■ La FIP è particolarmente comune nei gatti di età inferiore ad un anno e negli
ambienti ad elevata densità di gatti.
■ I gatti di razza sembrano essere maggiormente colpiti.
■ Il FCoV può sopravvivere per circa 2 mesi in ambiente secco.
■ Il FCoV viene rapidamente reso inattivo da detergenti e disinfettanti.
Infezione
■ Le feci di gatti che eliminano il virus rappresentano la principale fonte di infezione
da FCoV; la trasmissione del virus mediante la saliva o durante la gravidanza è rara.
■ Il FCoV può essere trasmesso in modo indiretto (lettiera, scarpe, indumenti).
■ I gatti iniziano ad eliminare il virus entro una settimana dall’infezione e
continuano ad eliminarlo per settimane o mesi, a volte per tutta la vita.
■ La FIP è causata da varianti del FCoV (mutanti) che si riproducono rapidamente
nei macrofagi e nei monociti.
■ La carica virale e la risposta immunitaria del gatto determinano l’eventuale
comparsa della FIP.
Segni clinici
■ La maggior parte dei gatti infetti da FCoV rimane sana o mostra solo una lieve
enterite.
■ Febbre altalenante, perdita di peso, anoressia e depressione sono segni comuni
delle prime fasi della FIP.
■ Se si sviluppa la malattia, la FIP può comparire nelle seguenti forme:
- forma essudativa (umida), caratterizzata da polisierosite (ascite, versamento
toracico e/o pericardico) e vasculite
- forma non essudativa (secca), caratterizzata da lesioni granulomatose in
diversi organi (renomegalia, diarrea cronica, linfoadenopatia)
Queste sono considerate forme cliniche estreme della stessa condizione.
■ I segni oculari includono uveite, precipitati cheratici (“a grasso di montone”)
nella camera anteriore dell’occhio, manicotti perivascolari retinici e corioretinite
piogranulomatosa.
■ I segni neurologici (in circa il 10% dei gatti) includono atassia, iperestesia,
nistagmo, convulsioni, alterazioni comportamentali e deficit dei nervi cranici.
■ I segni clinici sono altamente variabili e dipendono dalla distribuzione delle
lesioni.
Diagnosi
■ Non sono disponibili test di conferma non invasivi per la forma secca.
■ I reperti di laboratorio indicativi di FIP comprendono linfopenia, anemia non
rigenerativa, aumento delle proteine totali del siero, iperglobulinemia, riduzione
del rapporto albumina/globuline, aumento dei livelli della α-1 glicoproteina acida e
aumento dei titoli degli anticorpi anti-FCoV.
■ Da solo, un elevato titolo degli anticorpi anti-FCoV non ha valore diagnostico.
■ Il versamento indicativo di FIP mostra positività al test di Rivalta, elevato livello di
proteine, ridotto rapporto albumina/globuline e presenza di neutrofili e macrofagi.
■ La presenza di cellule positive per gli antigeni del FCoV (immunofluorescenza,
immunoistochimica su campioni bioptici provenienti da piogranulomi o sedimento
cellulare del liquido ascitico) identificate presso laboratori specialistici conferma la
FIP.
■ I test RT-PCR per il FCoV su campioni di sangue non sono utilizzabili per la diagnosi,
perché non è possibile distinguere i virus mutanti che inducono la FIP dai “normali”
FCoV.
Gestione della malattia
■ La FIP ha una prognosi infausta. Il tempo mediano di sopravvivenza dopo la
diagnosi è di 9 giorni.
■ È necessario considerare l’eutanasia solo dopo la diagnosi definitiva.
■ Il trattamento di supporto ha l’obiettivo di sopprimere la risposta infiammatoria e
immunitaria nociva in genere con corticosteroidi. Tuttavia, l’utilità di tali farmaci
non è dimostrata.
■ Negli ambienti domestici in cui è deceduto un gatto con FIP, è consigliabile
attendere 2 mesi prima di introdurre un altro gatto. Gli altri gatti dello stesso
ambiente sono probabilmente portatori del FCoV.
■ La FIP è un problema nei gatti che vivono in gruppo (allevamenti e gattili) e viene
raramente osservata nei gatti che vivono sia in casa che all’aperto.
■ È possibile ridurre il rischio di contaminazione mediante un’igiene rigorosa e
tenendo i gatti in gruppi piccoli e ben adattati, con lettiere in numero sufficiente e
frequentemente pulite o ancora con accesso all’aperto.
■ I gatti che eliminano il FCoV possono essere identificati mediante lo screening
con test RT-PCR quantitativo delle feci, sebbene siano necessari diversi campioni
(4 campioni nell’arco di 3 settimane).
http://www.abcd-vets.org/

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